Il Regalo di Natale

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Immaginatevi un posto pieno zeppo di neve. È tutto bianco, la neve è talmente fitta che non riuscite più a distinguere un albero da una persona. I fiocchi sono così grandi e soffici che potreste prenderne uno e giocarci come se fosse una palla. Avete già capito? Io invece credo di no...



Alpe di Siusi Seiser Alm

Babbo Natale

Lo so che è da quando siete piccoli che vi raccontano di Babbo Natale che abita in Lapponia, e sta tutto l’anno lì con i suoi elfi a costruire i giocattoli da portare ai bambini di tutto il mondo. E in effetti era così, fino a qualche anno fa. Però vedete, le cose cambiano, e al nord del mondo le cose non vanno proprio a gonfie vele con tutto questo caldo, le nevi che si sciolgono, gli animali che cercano di fuggire… 

Per farla breve: Babbo Natale un bel giorno si è ritrovato a impacchettare i regali talmente sudato da dover indossare il suo costume da bagno (pur sempre rosso!), e quel giorno ha deciso che era il momento di cambiare sede.

Così ha preso tutte le sue cose, gli elfi e le renne e se n’è andato da un’altra parte. Un posto che ancora conoscevano pochissime persone, c’era tanta neve e le sue renne avrebbero sempre trovato abbastanza fieno di cui potersi nutrire. Quel posto si chiamava Alpe di Siusi...

Il volo
sopra l'Alpe di Siusi


Paradiso Pure.Living

Alpe di Siusi

Non lo potevate sapere: Babbo Natale ha fatto di tutto affinché la sua nuova casa rimanesse segreta. Forse aveva paura che il caldo sarebbe arrivato anche lì, prima o poi. Forse sperava che se nessuno fosse mai venuto a conoscenza di quel luogo, sarebbe sempre rimasto al sicuro. In effetti l’Alpe di Siusi è molto di più che un luogo segreto: è un luogo magico. Qui avvengono tutte quelle cose che noi esseri umani desideriamo sempre e che non avvengono mai.

Gli animali parlano, parlano davvero! Ci sono delle chioccioline blu che vanno sempre in giro a dire una buona parola per tutti. Dicono buongiorno, buonanotte, vedrai che bella giornata domani. E anche se non lo sarà, troveremo un modo di renderla speciale. C’è un gruppo di streghe che si raduna sempre sulla Bullaccia a fare sortilegi d’amore e pozioni contro l’ansia. La più anziana è una gran pettegola, ma ha un cuore tanto grande e in fondo vorrebbe solo che tutti fossero felici. O almeno, un po’ meno tristi. Meno arrabbiati.

Insomma, l’Alpe di Siusi era proprio la scelta perfetta per Babbo Natale e la sua squadra.

E poi, il Natale...

Per qualche anno tutto è filato liscio, le renne e le chiocciole ormai giocavano insieme e Babbo Natale riusciva a costruire tutti i giocattoli che gli servivano senza nessun intoppo.

In fondo cosa potrebbe andare storto in una storia come questa? Era esattamente la stessa convinzione di Babbo Natale. Ma non aveva ancora fatto i conti con la volontà dei suoi giocattoli.
Dovete sapere che la fabbrica del Natale non funziona come tutte le altre fabbriche, dove gli oggetti vengono prodotti in serie da persone che non vedono l’ora che finisca il proprio turno. Qui ogni cosa che viene creata ha un’anima: gli elfi sanno esattamente a chi è destinata, chi l’ha desiderata, e cercano di infondere un po’ del loro amore in ogni componente. O almeno, anche questo era così solo fino a qualche anno fa. Non c’è solo la Lapponia a soffrire il caldo mica. È che nel frattempo il mondo ha iniziato ad andare sempre più veloce, sempre più macchine aerei navi uffici negozi centri commerciali e fare spazio, farne ancora perché non basta più quello che abbiamo, non ci basta più, rimarremo senza WiFi e chi la accende la luce se non ci pensa Alexa. In sostanza, le lettere che arrivavano a Babbo Natale iniziavano ad essere lunghissime e così fitte di richieste così complesse che alla fine l’idea della produzione in serie non sembrava più così sbagliata.

E per fortuna che a poter chiedere i regali erano solo i bambini che abitavano in certe parti del mondo! Il sistema natalizio così funzionava piuttosto bene. Veloce, puntuale, bambini sempre soddisfatti. Ma non ci si può aspettare che in un luogo magico come l’Alpe di Siusi le cose non decidano di prendere una piega del tutto diversa… che è esattamente ciò che fecero.

Il 23 dicembre di un inverno poco nevoso e troppo caldo, Babbo Natale fece per entrare nel magazzino a rifinire le ultime cose e trovò chiuso. Sbarrato. “Ci dev’essere stato un errore” pensò. Chiamò a raccolta tutti gli elfi, ma nessuno di loro ne sapeva nulla. La faccenda stava diventando davvero inspiegabile. Finché qualcuno non si accorse di un piccolo biglietto scritto a mano: CI RIFIUTIAMO DI ESSERE CONSEGNATI AI BAMBINI. Firmato: i giocattoli.

Probabilmente qualche elfo aveva accidentalmente continuato ad infondere vita in quello che faceva. Anche se stavolta non era proprio amore, doveva essere qualcosa di diverso. Tristezza. Un po’ di rabbia. O forse l’amore frustrato di chi vorrebbe solo tornare a fare le cose con amore e per amore, e sa che in questo mondo troppo veloce e troppo cinico non c’è spazio per cose come queste. La consapevolezza amara che anche se quei bambini erano gli unici a poter ancora salvare tutto, sarebbe stata una speranza svanita presto: i grandi non facevano che insegnar loro a non ascoltare le emozioni, anzi è meglio non provarle affatto, tanto comprare comprare comprare risolve tutto e ti renderà un bambino felice davvero.

Il Natale era spacciato. I regali non ne volevano sapere di scendere a compromessi. I giocattoli di plastica non avevano la minima intenzione di andare in qualche casa per essere buttati pochi mesi dopo e finire nella pancia dei pesci (che già non se la stavano passando troppo bene, dopo che erano stati costretti a fuggire dalla Lapponia). I peluches a forma di mucca erano terrorizzati da quello che avrebbero potuto far loro gli esseri umani. I libri erano gli unici che volevano partire, dicevano: abbiamo un messaggio da consegnare! Ma le playstation li respingevano: i vostri messaggi non li legge nessuno. Siamo più importanti noi.

Babbo Natale non sapeva che fare. La notte della Vigilia era alle porte e i suoi sacchi erano vuoti. Si mise a sedere su una grande roccia di fianco al magazzino e con la voce più profonda che aveva disse solo: “Quest’anno il Natale non si farà”. E rimase lì per ore. Gli elfi se ne tornavano nelle loro casette, e lui era ancora lì. Scendeva il buio, e lui ancora lì. Qualcuno era sicuro che il giorno dopo lo avrebbero trovato ancora lì, ormai diventato una statua di ghiaccio a ricordare nei secoli: questo era il Natale.

Cracking Art

La saggia lumaca blu

Eppure qualcosa dovette accadere visto che di quella statua che tutti si aspettavano di scoprire l’indomani non c’era traccia. Dopo qualche ora che Babbo Natale se ne stava lì fermo a pensare, gli si fece vicino la piccola Cornelia, la più saggia tra le chiocciole blu.

“Anche se i tuoi sacchi sono vuoti non significa che non può esserci nessun Natale. Lo sai meglio di tutti noi che il Natale non è solo balocchi e regali. È vero quello che dicono i tuoi giocattoli: questo mondo sta andando alla rovescia e gli umani sembrano essere sempre meno umani. Ma non è ancora tutto perduto. Il dono più grande che puoi consegnar loro è così grande che nessuno dei tuoi sacchi sarebbe in grado di contenerlo. Ricordagli l’amore. Va’ e parla con loro. Raccontagli di quanto amore possono dare alle piante, alle acque, alla terra che li ospita. Quanto amore c’è negli occhi del loro cane e del vitellino che beve il latte della sua mamma. Quanto amore basterebbe per creare un rifugio sicuro per tutti. Consegna loro l’unica arma che gli appartiene e che può liberarli: il loro amore”.

Un Natale diverso

Fu un Natale diverso. Con occhi che si cercavano, si guardavano, occhi accesi e pieni di emozione. Con parole pensate, pesate, ascoltate. Sincere. Profonde.

Insomma: il Natale che tutti noi avremmo bisogno di passare.

The First Vegetarian Hotel in the Dolomites
Alisia_1.jpg

Fiaba di Alisia Fioriti :)


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