La donna-lumaca

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“…ci sarò lo stesso, avrò lasciato dietro di me tante piccole tracce. Stavolta però più consapevoli. Spero, più pulite”

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Un vecchio quadernetto

Le conoscete le giornate vuote? Quelle in cui ci si sveglia storditi, le antenne non riescono a star su e le ore passano avvolte come da una foschia che sembra non volersi diradare. Quelle in cui viene a noia di far tutto, e non ci si decide mai su che partito prendere. Quand’ero lumachina queste giornate le odiavo. Mi sembrava di star lì a buttare via vita che non avrei più recuperato. Oggi invece mi piace pensare che esistono perché nella notte, tra i sogni, abbiamo dovuto combattere grandi mostri e alla mattina, esausti, come dopo ogni battaglia difficile abbiamo bisogno di riposare, di elaborare, di mettere a posto. Così mi sono abituata a farne dei momenti per respirare e riaprire i cassetti della memoria, perché c’è sempre qualcosa da riordinare e da rispolverare che nel tran tran di tutti i giorni non possiamo, non vogliamo, ci dimentichiamo di fare.

In uno di questi episodi mi è capitato di aprire un vecchio quadernetto sull’ultima pagina che proprio non ricordavo di aver scritto. Ho deciso di riportarla qui, pari pari, perché chissà che partire dalle nostre conclusioni a volte non getti luce nuova sul punto da cui eravamo partiti…

Imperfetti e vulnerabili

Di scoperte da fare, di vita da imparare, di meraviglia da vedere e da sentire ce n’è in ogni angolo qui sulle Dolomiti. Vi ho raccontato qualcuna delle mie avventure, scegliendole tra quelle a cui sono più affezionata e che con più amore condivido, perché mi hanno vista nella mia vulnerabilità, nelle mie emozioni difficili, nei pensieri di cui a volte non vado fiera. Sapete, voi umani avreste tanto da imparare da noi piccole lumache. Vi vedo, mentre vi mettete tutte quelle corazze addosso, e vi sentite invincibili nella vostra forza bruta, brandendo fieri le vostre armi fatte di cattiveria, vendetta, prepotenza. E poi basta un soffio della natura, una parola sussurrata ed eccovi scaraventati a terra, a perder sangue a fiotti per tutte le ferite che col vostro atteggiamento da guerrieri bardati non avete mai pensato di sanare. La verità è che siete morbidi esattamente come noi lumache, solo che non avete abbastanza coraggio per mostrarlo al mondo, a volte nemmeno a voi stessi.

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Avete creato l’uomo-ragno, l’uomo-pipistrello, supereroi coi poteri incontrastabili e protezioni impenetrabili, eppure io dico che dovreste credere di più nell’uomo-lumaca. Anzi, nella donna-lumaca, che di personaggi maschili ce ne sono fin troppi. Sapete quanto coraggio ci vuole ad andare in giro mostrandosi per quel che si è, con le proprie sofferenze, le proprie paure, la propria dolcezza, il bisogno di una carezza, la voglia di dare amore senza riserve? No, non lo sapete, perché queste cose voi le chiamate debolezze. Come siete bravi a rigirare sempre tutto in modo che sia più favorevole a voi, senza mai dovervi sentire responsabili, né di voi stessi e figurarsi del nostro mondo. Sapete quanto è difficile strisciare lentamente, prendendosi il tempo di osservare la strada, il cielo, il muso di ogni creatura che s’incontra? Magari fermandosi anche ogni tanto, a guardarsi un po’ dentro, a sentire che dicono il cuore, il cervello, i muscoli. A guardare in faccia ciò che non accettiamo: il nostro essere imperfetti e profondamente vulnerabili.

No, non sapete nemmeno questo, perché su da voi chi va lento ha fallito la vita, forse lo graziate facendolo passare da ebete, da ritardato, o forse lo lapidate perché è solo uno svogliato e un inetto. Vi sento, quando dite “dai, sbrigati, mi sembri una lumaca!”. Non lo dite in modo carino, ma per me è un gran complimento. Perché ci vuole un gran coraggio ad esser come me: tutta morbida, senza corazze, con solo il mio guscio. E non m’illudo, come gli umani, che sia duro e indistruttibile: so bene che basta che uno di voi, nella sua fretta per arrivare chissà dove, mi pesti ed ecco che andrebbe irrimediabilmente in mille pezzi, fragile come fragile sono io, i miei compagni animali, le mie amiche piante, voi stessi. Me la vedo bene, la donna-lumaca: il suo superpotere è la lentezza, il suo mantello è la sua fragilità. Che forse, se tutti si facessero più lumache, ci sarebbe meno di cui aver paura quando si cammina nel mondo e nella vita.

La donna-lumaca

Less is more

Spero che farete tesoro dei miei racconti e della mia vulnerabilità. Spero che la tratterete come ve l’ho consegnata: come un diamante prezioso di cui avere estrema cura, infinito rispetto. Così farò io con la vostra, se mai mi incontrerete e deciderete di farmi questo grande dono. Però sapete, le escursioni avventurose che vi ho raccontato non sono le uniche in cui ho imparato qualcosa. Forse qui sulle Alpi, dopo anni a girare il mondo in lungo e in largo alla ricerca di un senso, alla ricerca di emozioni intense ed esperienze forti, la più grande cosa che ho imparato è che spesso la vita, il senso, l’emozione s’incontrano nei cammini più semplici e banali. Negli attimi di calma. Al Paradiso dicono sempre “less is more”, e io questa frase l’ho capita solo andando su e giù per la strada che arriva fino a Compatsch.

Una strada lineare, senza bivi né incroci, senza pareti da scalare o sentieri difficili da dover superare. Sempre con le sue salite, le sue discese e le sue enormi curve, certo: ma in fin dei conti quasi banale se confrontata con gli spettacolari cammini proposti dalle guide di trekking. Eppure, se si aprono le antenne, il cuore e la mente, se s’impara a guardare davvero invece che vedere solamente, quella strada di banale non ha proprio nulla. Nel giro di pochi chilometri si scopre che la vita elargisce doni ogni attimo, se si è capaci di coglierli e di accoglierli. Il gentile “buongiorno” di uno sconosciuto che ti fa alzare il capo dai tuoi pensieri e ti ricorda di guardare il sole, il paesaggio, la natura. Si accende un sorriso dentro di te: una sola parola è bastata a ricordarti della meraviglia che ti circonda, che ti abita.

Ogni scorcio che ti si apre davanti, perché a ogni metro, a ogni angolatura ci sarà un paesaggio diverso da vedere, anche se si tratta sempre del medesimo: scopri che serve solo di cambiare leggermente prospettiva perché tutto sia nuovo, nuovamente da assaporare, da esplorare. Poi, Compatsch: sentire il brusìo, girare le boutique, i bar, i piccoli uffici, sbalordirsi perché la vita alla fine riesce arrivare proprio ovunque. Laggiù, sentire la nostalgia del Paradiso. Voler risalire, ma risalire lentamente, godendosi ogni passo che avvicina a quella che ormai è casa

Da soli, insieme a qualcuno. Ogni volta sarà un’esperienza speciale, da cui trarre qualcosa di infinitamente prezioso.

Da portare dentro di sé, e da elargire a grandi mani perché tutto il mondo possa tornare ad essere come queste Dolomiti: incontaminato, armonioso, felice. Buono.

“…ci sarò lo stesso, avrò lasciato dietro di me tante piccole tracce. Stavolta però più consapevoli. Spero, più pulite”

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In conclusione...

Grazie per avermi ascoltata, per esservi fermati un attimo e avermi donato un po’ di quello che di più importante avete: il vostro tempo. Se verrete qua, da me, avrò tanto altro da condividere con voi, avrò tanto tempo per ascoltare ciò che voi avrete voglia di condividere con me. Magari nella vostra scalata al Sasso Piatto incontrerete qualcosa o qualcuno che io ancora non ho mai conosciuto, e mi rendereste la lumaca più felice del mondo a raccontarmelo. Io sono qui, e vi aspetto. E se non dovessi più esserci…ci sarò lo stesso, avrò lasciato dietro di me tante piccole tracce. Stavolta però più consapevoli. Spero, più pulite.

Autore: Alisia Fioriti

Lumaca: CrackingArt 

Foto: Alex d'Emilia


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